Percorso  espositivo

 
La mostra Conflitti si snoda all’interno degli spazi dello storico complesso monumentale di Santa Sofia, ex convento edificato nel cuore della città sul finire del X secolo ed ora sede d’importanti eventi d’arte.
 

Il percorso mostra – su progetto allestitivo di Pierluigi Cerri e Alessandro Colombo - si sviluppa a partire dal grande spazio della Chiesa della SS. Addolorata, che accoglie il visitatore all’interno di uno luogo concepito per essere terreno di confronto e dibattito, dove un video di grande fascino proiettato su schermo di notevoli dimensioni con sviluppo in curva - circa 20 metri di lunghezza per 3 di altezza - appeso dinnanzi all’altare, introdurrà il visitatore alle tematiche affrontate in mostra. Realizzato dallo studio Ennezerotre e StalkerVideo con la supervisione scientifica di Pierluigi Nicolin, il filmato procede da una visione allargata al particolare, attraverso una sequenza d’inquadrature che dall’immagine satellitare del paesaggio urbano giungono al dettaglio della materia costruttiva delle diverse architetture.

Lo spettatore, nel cammino che lo conduce verso il grande schermo, accompagnato da un accattivante sottofondo musicale, incontrerà 15 postazioni/totem in cui, tramite apposite cuffie, potrà ascoltare 56 voci che raccontano il punto di vista di illustri personaggi - tra cui spiccano i nomi di Gae Aulenti, Mario Botta, Norman Foster, Fulvio Irace, Arata Isozaki, Renzo Piano, Salvatore Settis, Walter Veltroni, Gabriele Alberini, e molti altri - su tematiche di attualità legate all’architettura contemporanea. I testi selezionati presentano campionature di atteggiamenti, prese di posizione, idiosincrasie di personalità differenti che, inserite in un affascinante e coinvolgente allestimento, coinvolgono il visitatore spingendolo a crearsi un proprio percorso interpretativo personale delle questioni poste.

Il percorso prosegue poi per il corpo scale, parte integrante della mostra, allestito con frasi e testi appesi alle pareti, che accompagnano il visitatore, sempre con un sottofondo musicale, ai piani superiori del convento dove si trovano le 8 stanze di approfondimento.

Anche gli spazi espositivi al primo e secondo piano sono composti da aree introduttive – i corridoi - che attraverso supporti grafici, testi e immagini, avvolgono il visitatore in un’atmosfera suggestiva, preparandolo ad affrontare le singole stanze-celle, dedicate ciascuna ad un binomio oppositivo ed allestite da differenti architetti, focalizzando l’attenzione su specifici casi simbolo.

Queste aree di congiunzione permettono di ampliare il campo d’indagine sviluppando e chiarendo il senso dei conflitti e la loro capacità di compenetrazione, attraverso un’ampia carrellata dei principali progetti architettonici in Italia, che hanno animato ed animano la discussione e il dibattito in questi anni.

Le celle o wunderkammer che si trovano al I piano attengono alle tematiche Vecchio e Nuovo, Pedoni e Automobili, Ordinario e Spettacolare e High e Low Tech.

Stanza-cella 1 - Il tema del Vecchio e Nuovo viene affrontato da Cino Zucchi meditando sui nuovi interventi architettonici a Venezia: il rinnovo urbano della Giudecca nella zona della ex-Junghans, la nuova sede dello IUAV, l’Istituto Universitario di Architettura, e il ponte di Santiago Calatrava sul Canal Grande. Tre opere che descrivono nella loro complementarietà diversi modi in cui la città lagunare si offre alla condizione esistenziale post-moderna dell’abitare, tra presente e un passato pesante, da cui non si può prescindere nella riflessione sulle nuove forme di progettualità.

Il visitatore camminerà su una pedana interamente ricoperta da una foto satellitare di Venezia, che mira a ricordare la dimensione “ambientale” piuttosto che “linguistica” del progetto urbano.

Al centro della sala spicca un paravento in acciaio inox, le cui superfici lucidate a specchio, nel lato convesso, riflettono le fotografie di Orsenigo e Chemollo appese sulle pareti antistanti. Sul suo lato concavo il paravento, che nella sua forma esterna ricorda una capsula spaziale, diventa il fondale per un’istallazione di Daniele Pezzi, dove nell’apparente immobilità dei prospetti di tre still life di tre edifici della ex-Junghans irrompono piccoli movimenti quotidiani, come una persona che apre le imposte o una luce che si accende. Ancora ritagli di giornali, che affrontano l’accesa polemica scaturita dal progetto del nuovo ponte della ferrovia, sono esibiti su un retablo di compensato, posizionato sulla finestra nella cella. Sulla parete opposta il progetto della nuova sede dello IUAV viene documentato come in un film, nella sua evoluzione, da una lunga striscia luminosa che occupa la parete; sopra di essa una moltitudine di “cartoline” suggeriscono le più variegate risonanze figurative che Venezia genera e subisce nell’età moderna.

Stanza-cella 2 Roberto Collovà, nell’affrontare il conflitto tra Pedoni e Automobili, attraverso il caso-simbolo della stazione della metropolitana di Napoli in Piazza del Municipio, mira con l’allestimento proposto, soprattutto, ad ingenerare nel visitatore il senso del caos e del disagio che caratterizza chi si muove nel traffico napoletano, disagio ambiguo poiché confortato d’altra parte dalla consuetudine e dalla destrezza con cui gli abitanti di quella città affrontano la strada.

Frammenti di auto, dunque, formeranno nella sala allestita un nuovo pavimento urbano, che dialogherà con frammenti del racconto: due grandi velari, sezioni orizzontali del progetto, lo scavo archeologico della metropolitana impresso nella volta, l’anamorfosi di una striscia del muro del Castello Angioino dipinta con colori ad acqua sulle pareti della stanza, ecc.

Stanza-cella 3 Ordinario e Spettacolare dialogano a Salerno grazie all’installazione di Cherubino Gambardella che cerca di affrontare le nuove architetture di Zaha Hadid e di David Chipperfiel e il loro rapporto con la città, il suo profilo marittimo, i colori, le presenze che la caratterizzano, disegnando nella stanza-cella una nuova architettura.

La sala viene così trasformata in una macchina prospettica che si apre con un cannocchiale puntato sulla città: una sorta di scatola che contiene la sintesi tra le anime di Salerno e le prospettive interiorizzate dei due architetti: la visione calma ed equilibrata di Chipperfield, nella sua cittadella giudiziaria, e quella detonante e scultorea della Hadid nel fronte mare. Nella camera ottica, in cui si entra spinti dall’alta pensilina situata nel corridoio, i contorni della boite mascherano la vera geometria dell’ambiente per svelarla solo da uno squarcio verso la volta, bianca. L’interno è tinteggiato nei toni del grigio argento e una teoria di piccole incisioni, dalle forme geometriche, fa passare la luce diffusa. Al centro, due grandi rulli lasciano scorrere i disegni tecnici dei progetti esposti.

Stanza-cella 4 Giuseppe Marinoni, a proposito degli interventi milanesi di Fuksas nel progetto Rho-Pero e di quelli di Hadid, Isozaki, Lineskind e Maggiora per Citylife - come emblematici del binomio oppositivo High e Low Tech - scrive. “Il ricorso all’high tech è prevalentemente linguistico, tattico. Non comporta verainnovazione tecnica e di industrializzazione edilizia come nelle aspirazioni neopositiviste degli anni Settanta. È neo-high-tech, dove simulazione, mescolanza e rovesciamenti tra high e low appaiono inevitabili, persino plausibili.”

L’allestimento della stanza rimanda a tale pratica di simulazione, ad un rimescolamento tra high e low, trasfigurando la tettonica costruttiva della cella settecentesca generata sulla volta in un effetto ambientale e percettivo.

Steli metalliche, semplici estrusi in alluminio di produzione industriale, in progressione seriale sono innalzate e accostate a definire pareti virtuali. Lati lucidati a specchio si alternano ad altri elettrocolorati e nella percorrenza della stanza il visitatore viene avvolto da effetti optical e cinetici che danno collocazione alle fotografie di Giovanni Chiaramonte del Polo esterno e ai filmati di Citylife. Le pareti, il pavimento, la volta della stanza esistente, dipinte di nero spariscono, a favore di un environment di effetti di rifrazioni di luci e colori stagliate sulle quinte metalliche. Le vibrazioni luminose delle luci emesse dai video e le rifrazioni delle fotografie illuminate, insieme alle linee d’ombra che le quinte metalliche proiettano sui muri, muovono e animano di riverberi tutta la stanza.

Al II piano il discorso prosegue con le tematiche Volti e Maschere, Verde e Cemento, Casermoni e Villette, Antichi e Moderni

 

Stanza-cella 5 Il visitatore che entra nella stanza-cella dedicata al conflitto Volti e Maschere si trova dinnanzi ad una serie di “camere di compensazione sospese” dove inserire il volto per poter seguire le immagini dei filmati che scorrono su schermi LCD.

Il caso scelto e affidato all’allestimento di Alessandro Scandurra è quello del Kilometro rosso di Bergamo progettato da Jean Nouvel: negli schermi scorre il tempo dei fotogrammi scattati sull’autostrada di volti sfuocati di osservatori in movimento tutto intorno la stanza è satura di luce rossa neon e è rivestita per metà da uno strato inciso da immagini e fori a forma di parole.

Le parole come maschera della realtà, lo spazio come maschera del vuoto, le camere come travestimento dell’apparenza.

Stanza-cella 6 Raffaello Cecchi è stato chiamato a progettare la cella di approfondimento sul tema Verde e Cemento quale metafora dell’opposizione naturale-artificiale, organico-inorganico, costruito-aperto. La sala-cella viene allora allestita come una sorta di “laboratorio biotecnologico” dove vengono anticipate le meraviglie del prossimo futuro, scegliendo come oggetto della sperimentazione il progetto per l’area Garibaldi-Repubblica a Milano. Le spazialità architettoniche si miscelano con le spazialità vegetali e in provetta si sfida il valore dello spazio reale insieme a quello fittizio. Entrando nella stanza si deve aggirare un muro di cemento “mutante” in un albero mosso dal vento, come – spiega Cecchi - per realizzare un processo di fitocenosi, a sottolineare il valore esistenziale del paesaggio quale condizione del circostante prodotto dall’attività umana, che continuamente ridefinisce proprio i termini dell’opposizione natura-artificio. Quindi tavoli da laboratorio ospitano capsule per coltivazioni in vitro, che contengono materiali vegetali e dettagli del costruito riferiti agli interventi dell’area Garibaldi Repubblica, il cui progettato urbanistico è stato redatto da Pierluigi Nicolin prevedendo un parco urbano con radura al centro ed edificazioni sui bordi, declinato poi nei singoli esiti concorsuali ed interventi progettuali (la nuova sede della Regione Lombardia, la Città della moda ecc.) che ovviamente adottano modi diversi di confrontarsi con il verde e con il tema del parco.

Stanza-cella 7 “L’ossatura della Maison Dom-Ino di Le Corbusier è la madre di tutte le case abusive romane e non romane; la palazzina della Cooperativa Astrea di Luigi Moretti è l’eccesso primario che per due decenni successivi alla realizzazione di questa opera straordinaria è stato lentamente ricondotto alla normalità(…); il Corviale di Mario Fiorentino arenato sulle colline a ovest di Roma, è l’emblema della grande scala, un quartiere–casa, un paradosso urbano nato dallo scambio concettuale tra abitazione di massa e massa di abitazioni” Così scrive Franco Purini nell’affrontare il progetto di allestimento della cella dedicata al conflitto Villette-Casermoni. L’installazione proposta - una sorta di cubo bianco tagliato da aperture di differente forma che leggono la geometria dello spazio dato - mette in scena il contrasto tra la grande scala dell’edificio e la piccola scala della palazzina, cercando di rendere questo scarto visivamente significativo. Un grande frammento del Corviale si sospende su un tappeto di volumi tutti uguali che rappresentano il tessuto delle palazzine; da un lato è scavata in una parete una sezione del manufatto di Mario Fiorentino. Uno dei volumi è il modellino dipinto di rosso della palazzina di Luigi Moretti, mentre vicino all’ingresso della wunderkammer è collocato il plastico della Maison Dom-Ino. Sulle pareti sono sistemate alcune immagini, tratte da progetti e da filmati relativi al Corviale.

Stanza-cella 8

Per il binomio Antichi e Moderni si è scelto il caso embelmatico del quartiere di Novoli a nord-ovest di Firenze, la cui vicende, nelle successive destinazioni – terreno agricolo, sito industriale come sede di una fabbrica Fiat per oltre sessant’anni, area industriale dimessa e ora nuova centralità urbana in fase di costruzione – ne fa “uno straordinario campo di sperimentazione e confronto tra posizioni e concezioni urbane contrastanti”, come appare evidente dai progetti che si stanno realizzando.

La stanza-cella allestita da Marco Casamonti propone allora una multivisione di sequenze in movimento in un’atmosfera soft che propone nel sottofondo i rumori della vita quotidiana.


Sono presenti nella nostra banca dati  file dwg di qualsiasi genere, dalla tipologia edilizia, al dettaglio architettonico.

Informazioni per avere l'intera banca dati dwg 2D/3D  >>

architetture I archivi I blog architettura I tecnologie I eventi I  textures

 tesi di laurea I utilità disegno I geometrie I dwg


Copyright © Archweb.it  Tutti i diritti riservati - disclaimer  - Facebook - Pubblicità

H O M E