pillole di rassegna

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Qui di seguito vengono proposti alcuni stralci tra i più significativi degli oltre 50 racconti che si potranno ascoltare nello spazio introduttivo alla mostra, nella chiesa del complesso di S. Sofia.

 

Gae Aulenti. Che cosa significa “condono edilizio”?

Che cosa significa “condono edilizio”? Per capirlo, occorrerebbe subito, adesso, una grande fotografia dell’Italia scattata dal satellite, così vedremmo quanti piccoli e grandi cantieri si sono aperti dal giorno in cui è stato annunciato il condono. Sono, credo, centinaia di migliaia.

“la Repubblica”, 21 settembre 2003

 

Carlo Aymonino. C’è una moda

C’è una moda che favorisce gli architetti stranieri nata da almeno cinque anni. Ho fatto una indagine, ci sono in corso in Italia più di cinquanta progetti stranieri. È un rifiorire di esterofilia. Ed è colpa delle amministrazioni, dei governi. Ma è anche vero che non si crea un movimento di pensiero per contrastare questa tendenza.

Italiani maltrattati, “Il Tempo”, 21 settembre 2004

 

Oriol Bohigas. Il problema dell’architettura italiana

Il problema dell’architettura italiana è che si deve distinguere tra i grandi architetti e l’architettura che normalmente si fa: io penso che l’architettura per così dire “normale”, o “media” prodotta in Italia sia di pessima qualità, mentre l’architettura prodotta dai grandi architetti italiani è un’ottima architettura, ma è espressa perlopiù fuori dell’Italia.

Milano, Italia, “Archphoto Broadcast”, maggio 2002

 

Giacomo Borella. Senza la presunzione di voler riassumere

Senza la presunzione di voler riassumere in poche battute la situazione […], si possono individuare quattro tendenze  che, certo insieme ad altre, vi occupano un posto rilevante. Le prime due, vicine ma diversamente caratterizzate, fanno capo a quelli che di fatto sono stati negli ultimi anni tra i più influenti pensatori d’architettura nel nostro paese: Berlusconi e Sgarbi. 

“Lo Straniero”, dicembre 2003

 

Mario Botta. Nei decenni scorsi la priorità non era l’uomo

Nei decenni scorsi la priorità non era l’uomo, o il bene collettivo: era la speculazione edilizia. È arrivato il momento di correggere questi valori, di metterne in campo altri. La città è destinata a migliorare o a diventare un inferno. In parte la società dell’automobile ha scelto l’inferno. Oggi, venendo a Bergamo, sono andato all’inferno, ho dovuto passare dall’inferno: delle automobili. Lo scriva questo.

L’architettura non può fermarsi al ‘900 , “L’Eco di Bergamo”, 4 aprile 2005

 

Massimo Cacciari. La storia della città

La storia della città è la storia di diverse forme di organizzazione dello spazio. Non esiste LA città, ma LE città soltanto. La polis greca non è l’urbs, tanto meno la civitas; la città mediterranea medievale non è quella barocca; la città moderna non è la metropoli contemporanea, e quest’ultima non è la “città” dove ora abitiamo. La città mediterranea è anti-classica, non “applica” alcuno schema ideale, concresce nell’uso, nel determinarsi temporale delle sue funzioni. 

La città infinita, “ la Repubblica”, 23 marzo 2004

 

Guido Ceronetti. Una grande Discarica urbana

Una grande Discarica urbana moderna è un luogo di mistero e di fascino, dove chi non va per scaricare o controllare non può far altro che meditare. Ma innanzitutto una discarica è un in sé, prima di essere una conseguenza e un problema, che vuole essere capito per se stesso: più che uno specchio del ventre e della fatica cittadina è un oltre lo specchio dove Alice non mancherebbe di fare straordinari incontri. Gli uccelli questo lo sanno.

“La Stampa”, 5 luglio 2004

 

Pier Luigi Cervellati. La “città”, oggi, è il centro storico

La “città”, oggi, è il centro storico, con tutti i suoi problemi. La periferia, che dello svuotamento del centro è stata artefice un poco vampiresca, si sta anch’essa smantellando. Con la fine della campagna, “villettopoli” diventa il nuovo modello a cui tutti aspirano.

Il teatro della città, il teatro del territorio, 18 aprile 2005

 

Cesare De Seta. Il Paesaggio è un’entità storica

Il Paesaggio è un’entità storica creata dall’uomo viva e vivente, non metastorico simulacro, né idolo metafisico.

De Seta risponde alla lettera di Lodo Meneghetti, “eddyburg.it”, 24 marzo 2004

 

Norman Foster. Costruire in altezza

Costruire in altezza non è l’unica soluzione, ma la migliore per far crescere intorno sempre più verde e migliorare la qualità della vita […]. I grattacieli sono il futuro dell’architettura, soprattutto i grattacieli ecologici, con un mix tra abitazioni, uffici e servizi .

Grattacieli ecologici nella Milano di domani, “la Repubblica”, 12 dicembre 2003

 

Cherubino Gambardella. Un’ambizione grande

Un’ambizione grande. Invertire il sud con il nord. Rigirare la carta geografica di 180 gradi per immaginare una nuova iconografia di Napoli e della Campania. 

Puntiamo a una iconografia sconosciuta, “la Repubblica”, 8 marzo 2005

 

Benedetto Gravagnuolo. Può sembrare singolare

Può sembrare singolare che, mentre l’opinione pubblica esulta ogni qual volta viene demolita una Vela a Scampia, la Soprintendenza per i Beni architettonici e la Facoltà di architettura del Secondo ateneo di Napoli dedichino una mostra all’autore delle tanto denigrate macrostrutture.

Le Vele, il naufragio di un’utopia, “Il Mattino”, 29 maggio 2003

 

Vittorio Gregotti. Sprawl significa

Sprawl significa sdraiato, senza forma, ma anche nebuloso, diffuso. Un mondo molteplice, mobile, senza limite non è il mondo della libertà ma solo il mondo dell´assenza di progetto. 

Su un saggio di Richard Ingersoll, “la Repubblica”, 27 marzo 2005

 

Fulvio Irace. L’architettura in Italia oggi

L’ architettura in Italia oggi è stata troppo a lungo fuori mercato culturale per colpa di un’autarchia confusa con la difesa di un primato non più esistente.

Intervista di Luigi Prestinenza Puglisi, “PresS/Tletter”, 1, 2005

 

Alessandro Mendini. L'architettura oggi sembra lievitare

L’architettura oggi sembra lievitare. Ha un che di effimero. Afferma il fatto che non è fatta per durare nei secoli. L’architettura crea oggetti più stabili degli altri, ma comunque destinati ad essere sostituiti. Come succede ad Hong Kong, dove ogni quindici anni un grattacielo viene abbattuto e al suo posto ne viene costruito un altro. D’altronde l’architettura è un diagramma economico sul territorio. Oggi esprime un mondo fragile, carico di tensioni e di assolute incertezze.

Affari e Finanza, “la Repubblica”, 25 novembre 2002

 

Jean Nouvel. Preferisco costruire in luoghi storici

Preferisco costruire in luoghi storici, dove c’è una relazione con il contesto per partecipare meglio all’evoluzione della città. Del resto, la modernità dell’architettura oggi sta nel legame col contesto. Quando si costruiscono edifici generici, da piazzare ovunque, non specifici per un ambito urbano si fanno cose senza valore.

Intervista, “Corriere della Sera”, 6 maggio 2004

 

Vittorio Sgarbi. Non è vero che c’è un limite a tutto

Non è vero che c’è un limite a tutto. Allo scempio, a quanto pare, non c’è limite. Perché lo scempio ci circonda, ci perseguita, ci assale in ogni luogo. Lo scempio è tutto quello che non eravamo e che siamo diventati, che non desideravamo ma che c’è stato imposto, che non avremmo mai immaginato e che invece si è materializzato, si è concretizzato, è divenuto il nostro volto e il nostro incubo.

Un paese sfigurato. Viaggio attraverso gli scempi d’Italia, Milano 2003

 

Deyan Sudijc. Negli anni Sessanta

Negli anni Sessanta le scuole di architettura in Italia erano aperte a chiunque sapesse scrivere il suo nome. Sommerse da migliaia di studenti, l’insegnamento di architettura smise di funzionare [...]. L’Italia ha fallito nella capacità di produrre anche una singola personalità architettonica, a parte il neutrale Renzo Piano.

Intervista, 2004

 

Walter Veltroni. Dopo tanti anni di pausa

Dopo tanti anni di pausa, si stanno realizzando grandi progetti dell’architettura contemporanea, dall’Auditorium di Renzo Piano e la chiesa di Meier, entrambi già conclusi, al Centro congressi di Fuksas, alla nuova Stazione Tiburtina, al Maxxi di Zaha Hadid, al Macro di Odile Decq. Ma dobbiamo fare un ulteriore passo avanti: diffondere la qualità architettonica dove non c’è.

“La Stampa”, 28 novembre 2003

 

Cino Zucchi. Per porre nuovi confini allo sprawl

Per porre nuovi confini allo sprawl bisogna prima capirne le regole di produzione. Progettare in un terreno aperto, rarefatto, ci obbliga ad indagare in che modo possa essere affrontato il problema della “visibilità” e della delimitazione dell’architettura. La contiguità fisica non è necessariamente una continuità funzionale.

La complessità dello spazio urbano, “Modulo”, 04, 22 marzo 2002

 

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